La storia
1906-1919
Il 02 febbraio 1906 a Pesaro nasce la Cassa Rurale di depositi e prestiti di San Pietro in Calibano. La fine del 1800 vede la fine del dominio pontificio a favore di pochi proprietari terrieri, con un forte sviluppo dell’agricoltura e l’inizio delle prime attività produttive. Le condizioni di vita della popolazione sono a livelli di sussistenza per cui iniziano a svilupparsi forme di cooperazione sociale quali la “Cassa rurale di depositi e prestiti di San Pietro in Calibrano” costituita con la responsabilità illimitata dei soci. Lo scopo sociale, come recita il preambolo dell’atto costitutivo, è di “migliorare la condizione morale e materiale dei suoi soci fornendo il denaro a ciò necessario”. La raccolta dei risparmi e la concessione dei finanziamenti è riservata ai soci, che all’atto della costituzione sono quattordici: 6 coloni, 4 possidenti, 3 sacerdoti ed 1 artigiano. I tre religiosi hanno un ruolo importante in questa fase d’avvio della cassa: vice-presidente diventa Don Ciro della Martera, Don Pasquale Paterniani viene eletto presidente del collegio sindacale, don Giuseppe Antonioli segretario e il colono sanpietrano Roberti Roberto presidente. Nel periodo che va dalla fondazione alla prima guerra mondiale i soci aumentano fino a raggiungere la quota di 77 nel 1907 e 115 nel 1915, ma poi, con lo scoppio della guerra, le risorse economiche sono scarse e l’attività della Cassa Rurale ne risente profondamente.
1920-1945
Gli anni del fascismo sono difficili per le casse Rurali. Una serie di norme, volte ad indebolire questa categoria di Istituti di Credito, costringe la Cassa Rurale a ridurre l’attività .
Nel 1920 al rev. Antonioli succede Augusto Della Martera nella funzione di presidente della cassa, che rimane in carica fino al 1950. La repressione imposta dal regime fascista in tutto il territorio nazionale, ovviamente si ripercuote anche nel territorio pesarese. La stessa Cassa rurale di San Pietro n Calibano ne subisce le conseguenze nel marzo del 1935, quando viene nominato segretario contabile della Cassa il cav. Gennaro Donati, esponente di spicco della milizia fascista a Pesaro, in sostituzione di don Ciro Della Martera, costretto a dimettersi con l’imposizione delle autorità ecclesiastiche.
Nel 1937 la Cassa rurale aderisce al nuovo Testo Unico delle leggi sull’ordinamento delle Casse rurali (n. 1706/37) e opera una modifica dello Statuto.
Nel 1938 durante l’assemblea dei soci, viene votata la nuova denominazione “Cassa Rurale ed Artigiana di Calibano”, società in nome collettivo a responsabilità solidale ed illimitata. La nuova legge ha il potenziale per dare impulso allo sviluppo delle Casse, tuttavia in quegli anni sono presenti gravi problemi. Le difficili condizioni economiche imperversano nella popolazione contadina e la compagine sociale stenta a crescere, a tal punto da mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’Istituto.
SOCI 1906-1945
Cassa Rurale ed Artigiana di CalibanoAnno | Num. soci |
1906 | 24 |
1910 | 77 |
1915 | 118 |
1920 | 114 |
1925 | 104 |
1930 | 94 |
1935 | 94 |
1940 | 57 |
1945 | 85 |
Seguono poi gli anni difficili della guerra, che costringono il Consiglio d’Amministrazione a varare frequenti aumenti di capitale per far fronte alle perdite, come riporta un verbale dell’epoca “dovute principalmente allo scarso collocamento del denaro, alla quasi assoluta mancanza di domande di prestiti, fonte questa principalissima d’utili per la cassa”.
1946-1969
La fine della seconda guerra mondiale vede un forte sviluppo dell’economia agricola e lo sviluppo economico industriale manifatturiero nella zona pesarese, soprattutto nel settore del mobile. Negli anni successivi i settori meccanico e laterizio, più tutta una serie di imprese produttive e di servizi sussidiari alle attività acquistano una notevole importanza. Le attività imprenditoriali crescono in tutto il distretto, dal centro storico della città fino all’estrema periferia. Si effettuano notevoli investimenti in macchinari, attività spesso facilitate dai prestiti erogati dalla Cassa Rurale. La Cassa di San Pietro in Calibano, dopo aver segnato nel 1944 e 1945 notevoli perdite d’esercizio, inizia una forte ripresa che sarebbe durata per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta. Già nel 1946 lo sportello evidenzia un buon incremento della massa fiduciaria, passando nel corso dell’anno da Lire 475.000 a 1.280.000 con un utile di 9.649,45 Lire, segnali convincenti per pensare ad un nuovo equilibrio economico raggiunto con valida capacità di risposta alle difficoltà incontrate. Nel 1948 l’assemblea aumenta il fido massimo da concedere ai soci a Lire 50.000 e fissava i seguenti tassi d’interesse: 1,2% annuo sui depositi ed il 9% sui prestiti.
Le perdite sono ormai un lontano ricordo. I risultati economici negli anni Cinquanta crescono considerevolmente: nel 1950 l’utile tocca le 43.389 lire, nel 1953 le 102.174 Lire, nel 1956 raddoppiava l’importo precedente con Lire 208.336 e sfiora il milione nel 1960 con 975.746 Lire.
Sempre in quegli anni viene aggiornata e modificata la legge del Testo Unico del 1937 e la Cassa approva nel 1956 un nuovo Statuto. Contestualmente viene variata la denominazione in “Cassa Rurale ed Artigiana di San Pietro in Calibano – Società Cooperativa a Responsabilità illimitata”. Nella stessa assemblea, in sostituzione di Romolo Panicali, viene eletto Presidente Gaetano Rinaldini che resterà in carica fino al 1972. In quegli anni gli utili e la compagine sociale crescono di pari passo.
Nel 1963 nasce l’Istituto Centrale delle Casse rurali ed Artigiane (ICCREA), con lo scopo di assicurare un collegamento tra le varie Casse Rurali, per superare il limite della piccola struttura che penalizza le singole Casse, ma soprattutto per garantire da subito alla clientela quei servizi operativi e tecnologici, che le singole Casse Rurali ed Artigiane non sono in grado di realizzare. La Cassa Rurale ed Artigiana di San Pietro in Calibano aderisce all’ICCREA alla fine degli anni ’60. Per migliorare gli aspetti organizzativi della banca, viene nominato un nuovo Direttore, Guido Vichi, che assume l’incarico il 1 gennaio 1964.
Nel 1968 si registrano utili pari a L. 5.964.749 e nel 1970 L. 5.064.094, mentre i soci passano dai 153 nel 1960 ai 236 nel 1965 e ai 319 nel 1970. Il capitale sociale dell’Istituto si sta irrobustendo, la riserva legale cresce in proporzione agli utili, il totale netto del patrimonio si consolida ad ogni chiusura di bilancio annuale.
1970-1979
In una situazione produttiva sempre più favorevole la piazza di Pesaro ha bisogno di servizi bancari che garantiscono la facilità di accesso al mercato del credito e una forte presenza su tutto il territorio. Alcuni Istituti di credito della zona, quali la Cassa di Risparmio di Pesaro e la Banca Popolare Pesarese, rispondono positivamente al richiamo imprenditoriale e aprono una serie innumerevole di sportelli, con il compito di adeguarsi e coprire le esigenze economiche di tutta l’area. La Cassa Rurale ed Artigiana di San Pietro in Calibano invece attua una politica di consolidamento del patrimonio, frenata dalla difficoltà di ottenere dalle Autorità di Vigilanza le autorizzazioni per aprire nuovi sportelli e dalle perdite di un recente passato dove si era rischiata la chiusura dell’Istituto. Dallo statuto dell’epoca si evince che la Cassa si ispirava “ai principi cooperativi della mutualità senza fini di speculazione privata. Essa ha lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione e l’educazione al risparmio e alla previdenza”.
Gli anni Settanta iniziano con un cambio al vertice del Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto. Nel 1973 è eletto presidente della banca Anteo Andreoni, che manterrà la carica per sei esercizi fino al 1979, mentre nel 1977 viene sostituito il direttore Guido Vichi, è nominato il nuovo direttore Gianfranco Giorgi. I pochi dati di bilancio disponibili, relativi a questo decennio, consentono rilevazioni economiche solo sintetiche, ma provano che la Banca è solida e risulta in continua crescita.
Tutto questo però non basta per costruire una Banca solida che cresce nel tempo, l’Istituto deve poter adeguarsi ai ritmi di crescita del mercato locale e uscire dalla concezione strategica conservativa che l’ha contraddistinta fino a questo momento. Nel 1979 il neo presidente Prof. Francesco Lupatelli decide di cambiare strategia, per cercare di adeguare la Banca alle nuove esigenze della popolazione pesarese e al mercato artigianale in forte espansione su tutto il territorio distrettuale. Inizia così un nuovo corso per la Banca che ora punta ad espandersi sul territorio attraverso la ricerca di nuovi soci e l’apertura di altri sportelli.
Nel novembre 1979 in Via dell’Agricoltura a Chiusa di Ginestreto venne aperta la prima filiale. Ufficialmente le motivazioni che inducono la Banca a questa strategia sono spiegate nella relazione bilancio del 31 dicembre 1979, dove si dichiara che “nella zona, sono molti gli artigiani o titolari di piccole e medie imprese che popolano l’area d’attivita” .
1980-1989
La strategia messa in opera, in pochi mesi frutta alla banca ben 27 nuovi soci.
Per quanto riguarda il credito gli obbiettivi sono sempre gli stessi: praticare tassi di sconto di due e più punti percentuali in meno rispetto alle altre banche, non mirando al massimo profitto ma rivolgendo un grande interesse verso gli artigiani, i commercianti, gli agricoltori e le famiglie che operano con la Banca. Viene fissato un limite massimo d’affidamento per ogni rapporto non superiore agli 80 milioni di lire, per proseguire la politica della “frantumazione” del rischio e per scelta di “convinzione e di principio”, volta a favorire la possibilità di operare con l’Istituto ad una platea sempre più larga di piccoli operatori e famiglie. Si puntava a fornire servizio su tutti i Comuni confinanti con Pesaro, esclusi Gradara e Fano dato che, attraverso un tacito accordo, era stato stabilito di non aprire nuovi sportelli all’interno dei territori dove avevano sede altre casse rurali per evitando di rompere gli equilibri del credito cooperativo locale.
La crisi economica mondiale che va dalla fine degli anni ’70 alla prima metà degli anni ’80 si ripercuote sulla qualità del credito. Le partite a sofferenza raggiungono in quegli anni livelli preoccupanti, fino a raggiungere un picco del 25% nel 1986.
Nel frattempo, nel 1983, viene inaugurata la nuova sede in Via F.lli Cervi.
Nel 1984, oltre alla nomina del nuovo direttore generale Claudio Arduini, in sostituzione di Gianfranco Giorni, il 6 agosto viene trasferito lo sportello di Chiusa di Ginestreto a Cattabrighe, sulla Statale Adriatica.
Nella relazione di bilancio del 1985, il presidente Lupatelli dichiara che: I risultati economici conseguiti dalla nostra banca con lo spostamento dello sportello a Cattabrighe sono, in cinque mesi di valutazione, superiori di tre volte a ciò che avevamo realizzato a Villa Ceccolini in cinque anni, con una raccolta di lire 970 milioni, ed impieghi pari a lire 640 milioni, evidenziando nella relazione esposta, tutta la soddisfazione del Consiglio d’Amministrazione per la scelta.
In questo periodo si inizia a capire l’importanza di centralizzare importanti servizi, attraverso la Federazione Marchigiana e l’ICCREA. L’economia locale sembra acquistare nuova fiducia e il settore del mobile pesarese sviluppa un processo che vede nascere nuove piccole aziende. La Cassa Rurale ed Artigiana di Villa Fastiggi approfitta di questo buon andamento economico per aumentare il proprio patrimonio, raggiungendo quota 4.766 milioni nel 1987 e 5.477 milioni nel 1988 e riducendo le partite in sofferenza.
Nel 1987 è nominato un nuovo direttore, Mario Maoloni che, con le sue esperienze di lavoro e la sua conoscenza in campo economico nazionale e locale, è ritenuto dal Consiglio d’Amministrazione il piùadatto a raggiungere gli obiettivi di crescita che la Cassa si è prefissata. Monitorare il credito con maggiore attenzione, esaltare le capacità e la professionalità di tutti i dipendenti, migliorare l’efficienza degli sportelli. La strategia applicata dà subito buoni frutti. Nel 1988 e del 1989 il patrimonio netto sale rispettivamente a lire 5.477 milioni e di 6.295 milioni e le sofferenze si riducono all’11% nel 1989.
A fronte di questi nuovi e positivi dati si pianifica l’apertura di un nuovo sportello bancario nella città di Pesaro. La Cassa preme con forza per entrare nel mercato bancario locale e conquistare uno spazio maggiore nella piazza di Pesaro, dove nel frattempo si è accesa un’agguerrita concorrenza con l’apertura di altri Istituti di Credito.
1990-1999
Nel 1906 la nascente Cassa Rurale ed Artigiana di San Pietro in Calibano si pone l’obbiettivo di “promuovere solidarietà e cooperazione tra la gente di Villa Fastiggi per risolvere i problemi economici locali”, negli anni novanta le motivazioni erano certamente cambiate. Il movimento cooperativo è esteso e rafforzato, la Cassa Rurale ed Artigiana opera nell’economia pesarese con tutto il peso della sua accresciuta capacità di servizio e la volontà di estendersi in tutto il territorio distrettuale. La Banca d’Italia autorizza la richiesta e il 7 gennaio del 1991 viene ufficialmente aperta la terza filiale dell’Istituto, in Piazzale Matteotti (Pesaro).
Il nuovo sportello bancario voleva essere un avvicinamento agli operatori economici della città : commercianti, impiegati, professionisti, famiglie e soprattutto enti ed associazioni, ed un valido aiuto anche ai soci della Banca residenti in prossimità del centro storico (555 unità alla fine del 1991).
La differenziazione dei comparti economici finanziati permette di ammortizzare al meglio le tensioni che subiscono alcuni settori, come il mobile nei primi anni ’90. Infatti, nonostante la crisi economica, la Banca beneficia di un buon andamento economico. Il patrimonio raggiunge i 12 miliardi di lire nel 1992, mentre le sofferenze vengono ridotte al 3%.
Nello stesso anno il C.d.A. delibera l’apertura di un nuovo sportello in frazione Colombarone una piccola località a nord di Pesaro a pochi chilometri da Gabicce, territorio di confine fra la Regione Marche e l’Emilia Romagna. L’obbiettivo è allargare l’immagine dell’Istituto oltre la città di Pesaro, ampliare la clientela, soprattutto nel Comune di Gabicce e nelle zone limitrofe, dove è molto sviluppata l’attività turistica e alberghiera.
La Cassa Rurale ed Artigiana di Villa Fastiggi, il 19 febbraio del 1994, convoca un’assemblea straordinaria e si adegua alla nuova normativa cambiando denominazione e ragione sociale in “Banca di Credito Cooperativo di Pesaro Soc. Coop. a responsabilità limitata”. La Cassa Rurale diventa una Banca a tutti gli effetti, libera dai vincoli che caratterizzavano le Casse Rurali.
A fronte di questa situazione si rafforza la necessità per le Bcc marchigiane di organizzarsi in un consorzio per abbattere i costi fissi. Si individuano in ICCREA e nella Federazione Marchigiana gli enti che forniranno i servizi comuni. In particolare ICCREA nel 1995 subisce una profonda ristrutturazione con la creazione di specifiche società prodotto quali Agrileasing, Aureo Gestioni, Bcc Vita e Iccrea Banca Spa.
SOCI 1990-2005
Anno | Num. soci |
1990 | 522 |
1991 | 555 |
1992 | 570 |
1993 | 579 |
1994 | 587 |
1995 | 850 |
1996 | 894 |
1997 | 938 |
1998 | 916 |
1999 | 975 |
2000 | 982 |
2001 | 997 |
2002 | 998 |
2003 | 1025 |
2004 | 1026 |
2005 | 1050 |
Sempre nel 1995 alla direzione della banca viene nominata Bartoli Marilena, a tutt’oggi in carica.
Le nuove norme introdotte nei primi anni ’90 prevedono per le Bcc l’operatività prevalente con i soci. A tal fine furono sviluppate con successo delle campagne per l’ampliamento della base sociale. La strategia dà subito buoni risultati, la base sociale viene allargata con 850 soci iscritti al 31 dicembre 1995, rispettando la norma entro i termini previsti.
La seconda metà degli anni ’90 è caratterizzata dalla liberalizzazione del sistema bancario. Nel comune di Pesaro aprono sportelli 8 nuovi istituti di credito, accrescendo notevolmente il livello di concorrenza. La Banca di Pesaro in questo contesto, mira all’espansione della clientela pianificando l’apertura di nuovi sportelli e aumentando il numero e la qualità dei servizi offerti. L’idea è quella di affermarsi come l’unica banca locale della città di Pesaro. Dalla relazione di bilancio del 1997 si evince che “l’Istituto, nato nel 1906 senza scopo di lucro, è una Cooperativa che esalta il valore di solidarietà e mutualità nella gente e nella comunità locale, mirando ad aiutare e sostenere l’economia del luogo”.
L’espansione del comparto mobiliero, negli anni Sessanta, ha dato il via ad una solida dinamica di crescita, coinvolgendo tutta l’economia locale: dall’artigianato al commercio, ai trasporti, fino al turismo, richiamando l’attenzione di molti istituti bancari, che senza esitazione hanno aperto sportelli in tutto il territorio.
Nel 1998 l’assemblea è informata dell’apertura della nuova filiale di Borgo Santa Maria, la quinta agenzia nel territorio pesarese, con l’obbiettivo di avvicinare l’operatività alle zone interne del Distretto, compiendo il primo passo verso una nuova strategia politica mirante ad acquisire una nuova immagine anche fuori del centro cittadino. All’epoca la frazione, con 4000 residenti e a ridosso di un’ampia zona artigianale e industriale, era servita da un solo sportello bancario.
La nascita di grandi gruppi bancari coinvolge in un vortice d’associazioni anche numerosi istituti locali incoraggiate da una politica espansiva e sostenute dall’idea che l’unione di più Istituti può costituire una forza patrimoniale. Il prezzo da pagare è la perdita dell’immagine della banca locale al servizio dell’economia della zona.
E’ proprio su questa leva che la Banca di Credito Cooperativo di Pesaro poggia le basi del suo futuro, scegliendo una strada completamente differente da percorrere, restando una delle poche banche a rappresentare l’intermediazione monetaria e finanziaria locale.
La strategia assunta si concretizza il 19 aprile del 1998, con la nuova denominazione sociale in “Banca di Pesaro – Credito Cooperativo, seguita da un’ampia campagna d’informazione rivolta ai soci ed a tutta la cittadinanza, a sostegno dei valori che l’Istituto ha sempre difeso fin dalle sue origini: “solidarietà e mutualità fra la gente e nella comunità economica locale”.
Carta dei Valori
Nel 1999 la Banca di Pesaro aderisce alla “Carta dei Valori”, un patto tra il Credito Cooperativo e le comunità locali finalizzato ad una collaborazione volta allo sviluppo coerente e socialmente equo con i principi cooperativi. Nel maggio del 1999 il Presidente Bertozzini lascia l’incarico di presidente del C.d.A. all’avvocato Mario del Prete.
2000-2009
Raggiunto un ottimo grado di organizzazione interna, sviluppo dei servizi e redditività, la Banca di Pesaro in questi anni si prefigge l’obiettivo di espandersi territorialmente attraverso l’apertura di numerose filiali. Nuovi e moderni servizi vengono proposti alla clientela, quali carte di pagamento, banca elettronica, prodotti assicurativi. Le forme di raccolta tradizionali vengono affiancate dall’introduzione dei prestiti obbligazionari, strumenti che permettono ai clienti di aumentare la redditività e contemporaneamente garantiscono alla Banca un maggior grado di efficienza economica. Attraverso una intensa formazione i dipendenti vengono istruiti per offrire ai soci e ai clienti un servizio di consulenza sempre adeguato ai prodotti offerti.
Nell’ottobre 2000 il C.d.A. delibera l’apertura di un nuovo sportello bancario nel Comune di Montelabbate, con l’intenzione di penetrare maggiormente nell’economia del distretto.
Questa strategia è ritenuta dal Consiglio la base di partenza per una nuova crescita economica dell’azienda, orientata verso l’apertura di nuovi sportelli in altre piazze.
Nel 2002 l’area geografica ritenuta più idonea dall’Istituto per un nuovo insediamento bancario, si trova in una frazione del Comune di Pesaro denominata Santa Maria dell’Arzilla.
La Banca ha così allargato il suo spazio operativo nella zona a sud di Pesaro raggiungendo i confini del Comune di Fano.
L’obiettivo di espandersi territorialmente sembra raggiunto con buoni risultati, così si rivolge l’attenzione ai vari quartieri della città di Pesaro. L’intenzione era consolidare la presenza all’interno della zona urbana. Nel 2004 viene aperta la filiale c.d. “del Porto”, per la sua vicinanza al porto di Pesaro, quartiere ha un’alta percentuale di residenti con un numero relativamente basso d’Istituti di Credito concorrenti, ma soprattutto con una notevole presenza di esercizi commerciali, alberghi e ristoranti (specie nella zona mare).
Nell’aprile 2005 viene aperto uno sportello nel quartiere Tombaccia, zona che negli anni successivi avrebbe visto una forte riqualificazione attraverso la costruzione di importanti unità abitative e un importante distretto di servizi.
L’espansione territoriale si riflette con successo nei dati di bilancio, che negli anni mostrano una continua progressione delle masse intermediate e degli utili, fondamentali per garantire un’adeguata capitalizzazione. La qualità del credito rimane negli anni a livelli ottimali, le partite a sofferenza superano raramente la soglia del 2% degli impieghi. L’apertura di nuove filiali è anche un’ottima occasione per offrire opportunità di lavoro ai giovani. Alla fine del 2008 il numero dei dipendenti è salito a 68 unità.
Il buon momento dell’economia spinge all’apertura dello sportello di Montecchio nel maggio 2006. Lo sportello permette di sfruttare al meglio le opportunità economiche della zona industriale e di avviare un importante servizio per la popolazione del comune di S.Angelo in Lizzola.
A giugno 2007 la filiale di montelabbate viene trasferita nei nuovi locali di Via Risorgimento, permettendo così una maggiore visibilità , essendo proprio di fronte la strada provinciale.
Nel dicembre 2007 viene invece aperta la filiale di Via Dandolo a Pesaro in quartiere Pantano. La filiale è l’espressione di una ferma volontà di penetrare sempre maggiormente all’interno della città di Pesaro, oltre che nella periferia e di affermare lo status di banca della città di Pesaro.
2010-2020
La banca nel decennio ha continuato la sua crescita nel territorio di riferimento accrescendo la propia base sociale.
Anno | Num. soci |
2010 | 1.238 |
2011 | 1.354 |
2012 | 1.401 |
2013 | 1.435 |
2014 | 1.476 |
2015 | 1.772 |
2016 | 1.963 |
2017 | 2.036 |
2018 | 2.124 |
2019 | 2.194 |
2020 | 2.304 |
A Dicembre 2018 la Direttrice Marilena Bartoli lascia la sua carica per andare in pensione ed il suo posto come Direttore Generale viene preso da Paolo Benedetti a partire dal 01/01/2019.
Il 4 marzo 2019 nasce il Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, e la nostra banca ne entra a far parte.
Un Gruppo Bancario solido formato da 142 Banche di Credito Cooperativo.
Il Gruppo è costituito con la Legge n. 49 del 2016 (e successive modifiche), che ha riformato il Sistema del Credito Cooperativo e ha previsto l'obbligo di adesione delle Banche di Credito Cooperativo (tranne le Casse Rurali altoatesine) a una Capogruppo formalmente autorizzata dagli Organi di Vigilanza.
Un cambiamento storico per il Credito Cooperativo italiano, ma anche una grande opportunità. Per evolvere, accrescere le sinergie sul territorio, valorizzare il ruolo di ogni BCC.
Il Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea è il maggiore gruppo bancario cooperativo italiano ed è in prima linea nel promuovere un radicale cambio di paradigma nel modo di fare banca. Più vicino ai suoi clienti, alle imprese e alle eccellenze del Made in Italy espresse dai territori in cui è presente.
Nato con la riforma del credito cooperativo italiano, il Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea riunisce oltre 130 Banche di Credito Cooperativo che hanno scelto di affidarsi a Iccrea Banca per crescere insieme e mettere a disposizione dei propri clienti un'offerta di servizi e prodotti della massima qualità.
Le oltre 130 Banche di Credito Cooperativo che fanno parte del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea sono il suo cuore pulsante e il suo modello organizzativo.
Nate per sostenere l'economia reale, le famiglie e le piccole e medie imprese, le BCC sfruttano i punti di forza del Credito Cooperativo: la valorizzazione delle peculiarità dei singoli territori, la tutela della solidità patrimoniale e finanziaria e la difesa di una crescita sostenibile e sana nel tempo.
I principi fondanti delle BCC sono tre: autonomia, orientamento al territorio e solidarietà. I pilastri sui quali si innesta poi l'attività di sostegno strategico e operativo del Gruppo attraverso la creazione di prodotti e servizi in linea con il mercato di riferimento e i bisogni dei clienti.
I numeri delle Banche di Credito Cooperativo Gruppo Iccrea
- oltre 130 BCC
- 810 mila Soci
- 2600 filiali
- Oltre 3 milioni di clienti
Un particolare ringraziamento al collega Rinaldini Gaetano per il prezioso lavoro di ricostruzione storica.